Intervista al Capo squadra del VVF Silvio Zurlini

Silvio Zurlini
Capo squadra dei VVF del Comando di Massa Carrara

1) Maia la prima cocker del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Perché la sua scelta è caduta proprio su questa razza? Come è avvenuto il vostro incontro?

Mi sono innamorato dei cani da ricerca quando li ho visti operare durante il terremoto del 2009 a l’Aquila. Mi sono messo in contatto con un collega di Livorno, Lazzerini Michele, che lavorava presso il comando di Pisa ed aveva addestrato una Labrador di nome Rubia. Io avevo una cockerina femmina, ha fatto una cucciolata dalla quale è nata Maia e, grazie a lui, nonostante lo scetticismo di molti, dopo tre anni siamo riusciti a conseguire il brevetto per la ricerca in superficie e sotto macerie, sostenendo l’esame presso la scuola di Volpiano a Torino.

2) Qual era il carattere di Maia e quando lei ha capito che potevate diventare un’unità cinofila?

Il carattere di Maia era meraviglioso, socievole e giocherellone; soprattutto le piaceva il gioco della ricerca. La mia inesperienza ha contribuito ad allungare i tempi per arrivare ad essere con lei per davvero un’Unità Cinofila. A poco a poco Maia ha raggiunto il livello degli altri cani e, in alcune situazioni, lo abbiamo anche superato: in quel momento ho capito che ce l’avevamo fatta ed eravamo una Unità Cinofila.

3) Come è avvenuto il suo percorso di addestramento?

L’addestramento è stato lungo e faticoso e la crescita di entrambi non è sempre stata rose e fiori; c’erano giornate nelle quali Maia essendo troppo giovane non era sempre concentrata. Poi è arrivato un giorno nel quale è davvero maturata e da lì non ha più perso un colpo, fino a quando non si è ammalata nel 2018.

 

4) Ci racconta la vostra esperienza durante il terremoto di Amatrice?

Amatrice, nonostante la drammaticità dell’evento, è stato il vero esame durante il quale è emerso che io e lei eravamo davvero diventati un’ Unità Cinofila: lei sapeva cosa fare ed io ero tranquillo perché’ vedevo che era diventata un “grande”cane e insieme eravamo un tutt’uno. In quel momento mi sono sentito orgoglioso e i sacrifici fatti fino ad allora sono stati tutti ripagati.  Se io e te ci siamo conosciuti è proprio grazie a tutto questo lavoro. Mi ricordo le parole di un collega di Lucca, il quale non reputava Maia adatta a fare ricerca perché riteneva che solo i Malinos, come il suo cane, avrebbero dovuto essere i cani utilizzati da tutti i soccorritori. Dopo cinque giorni ad Amatrice mi disse: “Silvio conosci la mia opinione riguardo al Cocker, ma il miglior cane che ho visto lavorare in questo terremoto (e di cani ce n’erano tanti) è stata Maia, Chapo”.

 

5) Tra le tante operazioni svolte ne ricorda qualcun’altra in particolare?

Tra le tante ricerche di persone disperse in superficie, due operazioni sono rimaste indelebili: una è successa il 15 aprile del 2016 dove in un incidente alle cave di Carrara morirono due cavatori rimasti sotto una frana e insieme ad altre tre Unità Cinofile riuscimmo a circoscrivere la zona, dove poi vennero trovati i corpi. In riconoscenza del lavoro svolto alle cave la Fondazione Marmo donò ai vigili del fuoco un pick-up attrezzato per l’unità cinofila.

L’altra operazione si è svolta durante l’alluvione di Livorno nel 2017, dove fummo impegnati nella ricerca delle vittime portate via dall’acqua, situazione nella quale le condizioni di lavoro erano davvero estreme.

Grazie a Maia nel novembre del 2017, ho potuto poi frequentare, presso il comando di Pisa, il corso USAR. Il corso ha avuto ed ha ancora, la durata di due settimane. USAR è l’acronimo di URBAN SEARCH & RESCUE, ricerca e soccorso in ambiente urbano. E’ un acronimo internazionale, dove i vigili del fuoco di tutto il mondo, che appartengono a queste squadre, fanno un corso dove vengono usate attrezzature che non sono normalmente in dotazione ai vvf di partenza in soccorso ordinario, ma affidate a squadre appositamente addestrate all’utilizzo di tali strumenti. I livelli di formazione USAR sono tre, light medium e hard. Il corso light viene svolto da tutti i vvf e dura 8 ore, mentre per poter accedere al medium viene fatta una selezione.  Quando si lavora in un cratere, vengono usati simboli e suoni uguali in tutto il mondo perché le squadre USAR M partecipano a missioni internazionali soprattutto per terremoti e grandi calamità. Per far capire alla gente chi siamo, noi siamo i vigili del fuoco che hanno lavorato all’hotel Rigopiano, al ponte Morandi di Genova, nei crolli ecc. Una squadra USAR e’ composta da 36 unità e 4 devono essere unità cinofile, altrimenti non possono partire. L’ USAR in Italia è stata inventata al comando di Pisa. Grazie a Maia ho potuto partecipare a questo corso e diventare così il primo vigile del comando di Massa Carrara ad avere questo brevetto, un vanto visto la selezione che viene fatta a priori. Ricordo con immenso piacere, che alla fine di quel corso si fece un’esercitazione con i colleghi della Campania, che stavano prendendo il brevetto con me, e quando videro all’opera Maia rimasero a bocca aperta. Gli istruttori nascosero infatti un figurante che simulava la vittima fuori dalla zona circoscritta come cratere e delimitato dal nastro bianco e rosso e Maia uscì dalla zona delimitata ed andò ad abbaiare in un caseggiato segnalando la vittima smascherando così quei “bastardi”, che ci avevano fatto uno scherzo, situazione che tuttavia nella realtà può verificarsi. Mi fecero tutti i complimenti, ma io mi ero fidato solo di Maia ed avevo fatto bene.

 

6) Quando non eravate al lavoro Maia viveva con lei? Come passavate il vostro tempo libero?

Il tempo libero con Maia era quello classico di un cane di famiglia: gite insieme, giornate al mare e al fiume; passeggiate e tanto allenamento. In 34 anni di lavoro come vigile del fuoco, ovvero il lavoro più bello del mondo, gli anni passati da cinofilo con Maia, sono stati i più belli. Maia, oltre a fare quello che nessuno aveva fatto, era diventata la mascotte del nucleo e delle scolaresche che facevano le visite in caserma: era dolcissima e a pensarci mi si strige il cuore. La mia reputazione e la nostra credibilità era tutta riposta nel naso di Maia ed era riposta bene. Se abbiamo avuto un po’ di popolarità è tutto merito suo.

 

7) Cosa le manca di più di lei adesso?

Quello che mi manca è soprattutto il suo sguardo: ci capivamo come si capiscono due migliori amici, non servivano parole, bastava uno sguardo e lei capiva quello che volevo. A me bastava che lei muovesse la coda, prima lentamente e poi più velocemente, per capire che aveva trovato qualcuno; poi arrivava l’abbaio; ecco il suo abbaiare quando trovava qualcuno era una melodia. Di lei mi manca tutto.

Intervista a Carlotta Nelli e Marley

Con grande piacere ho voluto intervistare Carlotta Nelli affinchè ci raccontasse la storia del suo cane Marley, il primo cane cieco della Protezione Civile. Una storia di sensibilità, valori, rispetto e un grande esempio e messaggio per tutti: quella che è una limitazione può diventare un punto di forza.

 

 

1)  Marley è un cane abbandonato in canile dal suo allevatore perchè cieco. Come siete venuti a conoscenza della sua esistenza? Cercavate un cane da adottare?

Avevamo appena perso il mese prima il nostro pastore tedesco Klaus, invalido di zampe, anche lui adottato dal canile a 13 anni ed essendo molto anziano aveva vissuto con noi poco più di due anni. Quando è mancato, eravamo sicuri di voler nuovamente riaprire le porte di casa e del cuore a un altro pelosetto sfortunato e il destino ha voluto che una domenica di febbraio io abbia visto un post su Facebook con la foto di questo cagnolino cieco dietro le grate, che cercava adozione. Contattata la volontaria, abbiamo poi conosciuto la sua storia: che era nato in un allevamento alle porte di Bari,  e che, essendo cieco, non era vendibile e che pertanto era destinato a morire, ma che era poi stato lasciato in canile.

2) Tra i tanti cani in cerca di famiglia perché avete scelto proprio lui? Cosa vi ha colpito subito di lui?

Mi ha colpito il suo muso di una tenerezza disarmante; mi sono innamorata prima di tutto di quel muso e poi, leggendo il post, sono venuta a conoscenza che aveva pochi mesi e che aveva la particolarità di essere cieco. Avendo scelto, come primo cane della mia vita, un cane disabile di zampe, non mi aveva particolarmente colpito il fatto che era non vedente; quando la volontaria ha detto poi che in cinque mesi di appelli non aveva avuto nessuna chiamata, abbiamo deciso di prenderlo.

3) Avevate già delle competenze in ambito cinofilo tali da aiutarlo nelle difficoltà che avrebbe incontrato nelle vita di tutti i giorni o pensavate che l’infinito amore che gli avreste dato vi avrebbe consentito, giorno dopo giorno, di creare un legame sempre più profondo tale da affrontare le varie difficoltà?

E’ stato solo l’amore. Noi facciamo volontariato in canile e portiamo fuori i cani che sono tutti normodotati. Non avevamo mai avuto esperienza con un cane non vedente e non avevamo nessuna competenza di ambito cinofilo;  quella che avevamo fatto con il cane disabile di zampe era stata completamente diversa. Per il nostro precedente cane Klaus dicevamo: “dove non arriveranno le tue zampe arriverà il nostro amore” e così per Marley abbiamo detto “dove non arriveranno i tuoi occhi arriverà il nostro amore” e così abbiamo fatto e di strada nel abbiamo percorsa tanta.

4)  Marley è arrivato con una staffetta? Cosa avete provato la prima volta che l’avete preso in braccio?

Si, è arrivato con una staffetta e quando l’abbiamo preso in braccio per la prima volta abbiamo provato un’emozione grandissima perché lui era immensamente felice con la coda scodinzolante. E’ sempre stato un cane molto fiducioso. Non abbiamo potuto portarlo subito a casa perché mia madre aveva un cagnolino cardiopatico con un tumore alla vescica, e così, per proteggerlo, abbiamo prima portato Marley in una clinica a Pietrasanta per fare tutti i controlli dal veterinario. Il giorno dopo, quando sono andata a trovarlo in clinica, non è stato neanche necessario chiamarlo perché lui mi ha riconosciuto dall’odore e ha percorso il corridoio correndo verso di me. Una sensazione da brividi.  A sette mesi Marley pesava appena sette chili perché un’infezione da giardia, scarsamente responsiva alla terapia, gli impediva di prendere peso; per questo motivo all’inizio la veterinaria era quasi dubbiosa sulla sua sopravvivenza. Durante la sua permanenza in clinica Marley è cascato improvvisamente a terra facendoci molto spaventare; solo in un secondo tempo  abbiamo capito che quello era il suo “modus vivendi”: quando si stancava, si buttava a terra all’improvviso e si addormentava.

5)  Come è stato il primo giorno a casa? Si è subito ambientato o era intimorito dal cambiamento? Ho letto che avete un gatto come è stato il loro incontro?

Si  è ambientato subito meravigliosamente bene, meglio di così non sarebbe potuto andare. Non avendo esperienze con cani non vedenti avevamo contattato alcuni educatori e addestratori i quali ci avevano altamente sconsigliato questo tipo di adozione. L’unica persona che ci aveva dato qualche consiglio ci disse di isolarlo in casa, di creargli una sorta di alcova dove potersi rifugiare e sentirsi sicuro. Noi però non eravamo d’accordo con questo tipo di approccio e gli abbiamo posizionato il cuscino davanti alla televisione al centro del salotto; questa “location” è piaciuta subito a Marley. Ci dissero che avrebbe avuto problemi a trovare la ciotola dell’acqua o altre cose e invece non ha mai avuto nessuna di queste difficoltà, adattandosi benissimo. Si è creato da subito un legame speciale  con Giuliano, il gatto di casa; tra di loro esiste una gerarchia che viene sempre rispettata: è Il gatto che comanda su Marley; le faccio un esempio se Giuliano è sul divano e non gradisce la vicinanza Marley, lui scende giù…. il gatto c’era prima e il gatto comanda.

 

 

6) L’olfatto è il senso principale per un cane, ma anche la vista è importante. Come avete fatto a “diventare i suoi occhi”? Come gli avete insegnato per esempio a saltare o evitare un ostacolo?

Gli abbiamo regalato da subito tanta libertà in modo da farlo sentire autonomo e renderlo indipendente. Il guinzaglio gli dava una sensazione di protezione e per questo lo abbiamo subito tolto. Quando è solo deve stare molto più attento, deve mettere in moto di più l’olfatto e l’udito. Anche le vibrisse sono molto importanti per orientarsi al buio e percepire il mondo circostante. Dal primo giorno lo abbiamo portato in luoghi sicuri a passeggiare e se, per esempio, vedevamo una buca, lo avvisavamo dicendo “attento” e lui si fermava. Se non la vedevamo, lui ci cadeva dentro, si rialzava e così facendo, piano piano, ha imparato a percepire le buche e gli ostacoli. Se c’è un palo e Marley è concentrato, lo sente con le vibrisse, con le vibrazioni del terreno e dell’aria e lo evita. Se invece gioca con una cagnolina perde il lume della ragione e lì sono note dolenti: o lo si porta in uno spazio dove non c’è niente o altrimenti bisogna stare molto concentrati e continuare a ripetere “attento”: lui è abituato a questo comando e si ferma all’istante. Ha imparato a riconosce il tono della voce perché, da piccolo, qualche capocciata l’ha presa.

7) Come è stata la sua prima esperienza con la neve e con il mare?

 

Il primo impatto con la neve è stato molto positivo. Quel giorno eravamo in un bosco  e stava nevicando, quindi era neve morbida; lui era mezzo dentro e mezzo fuori e saltava felice: è stata una bellissima esperienza. Il primo incontro con il mare invece è stata un’esperienza meno piacevole. Il mare infatti  destabilizza, leva la sabbia da sotto le zampe; in acqua si perde facilmente l’orientamento e i forti rumori legati alle onde possono complicare il tutto. Noi però non ci siamo arresi, lo abbiamo portato in barca con il giubbotto salvagente e gli abbiamo fatto fare il bagno in mare aperto direttamente dalla barca. In quel contesto era tutto un altro cane, non aveva paura e nuotava felice; al largo non ci sono rumori legati al rinfrangersi delle onde sulla riva; non si tocca e quindi la sabba non si muove sotto le zampe. E’ nato così un grande amore con il mare, tanto che ora si butta dalla barca anche senza giubbino e va con la testa sott’acqua.

 

8) Ho letto che Marley è diventato il primo cane cieco della Protezione Civile. Come è avvenuto il percorso di formazione?

Tutto è nato per caso. Ci avevano invitato a un programma televisivo registrato a Lecco in una cascina. Nella lunga attesa i Carabinieri presenti avevano notato che Marley annusava il terreno come i cani molecolari e ci hanno proposto di portarlo all’Accademia del mantrailing a Firenze. Abbiamo così iniziato questo percorso con regolarità ogni sabato; a Marley piaceva. Un giorno un responsabile della Protezione Civile ha visto mio marito lavorare insieme al cane e ha detto che avrebbe voluto arruolarli nella Protezione Civile per la ricerca persone in superficie. Il fatto di essere non vedente ha permesso un maggiore sviluppo della sua attività olfattiva, rendendolo migliore di molti altri cani.  Il punto debole si è trasformato in un punto di forza.

 

9) I cani sono creature meravigliose e con il proprio si crea una speciale empatia, un legame unico; spesso loro diventano la nostra forza, il nostro coraggio, la nostra allegria… c’è stata qualche circostanza nella quale Marley è stato la vostra roccia dandovi la forza necessaria?

Ogni giorno Marley ci insegna qualcosa e guardandolo si capisce davvero il valore della vita. Lui è felice; non pensa a quello che ha perso, ma è felice con quello che ha e questa è la più grande lezione che ti da la forza di affrontare qualunque circostanza. Lui ci prova, ci riprova e ci prova ancora e alla fine ce la fa sempre; questo insegnamento quotidiano ti da la forza di affrontare la vita in modo diverso.

 

10) Da questa esperienza sono nati due bellissimi libri giusto?

 

Il primo si chiama “La vita a colori di un cane cieco” dove si racconta la vita di Marley dalla nascita in allevamento, la sua vita nel canile fino alla vita in casa nostra. Il secondo invece si chiama “Noi oltre il buio: come un cane cieco ci ha cambiato la vita” e racconta la storia di due ragazzi che, a piedi scalzi, hanno inseguito un sogno: sono accenni della mia vita e di quella di Marco e di come gli animali ci hanno cambiato la visione della vita.

11) Ci racconti l’esperienza di Sanremo?

Un’esperienza meravigliosa, quest’anno più bella dell’anno scorso. Ci hanno accolto benissimo dappertutto, addirittura Marley è potuto salire sui sedili posteriori del taxi. Quest’anno ho visto una Liguria completamente diversa rispetto all’anno precedente, con un’accoglienza a 360°. Abbiamo fatto il raduno con tutti coloro che lo seguono,  erano in migliaia e tutti lo conoscevano.

 

12) Svolgete altre attività con Marley?

Stiamo lavorando per creare un progetto nelle scuole e intanto andiamo negli ospedali in pediatria a Pisa come Pet-visit e portiamo un sorriso. Ho visto mamme di bimbi ricoverati commuoversi perché la storia di Marley da coraggio per la patologia dei figli.

 

Una bellissima storia che mi ha commosso. Carlotta e Marco sono la prova di come con amore e dedizione si può accogliere in casa un cane che ha delle problematiche, con un profondo arricchimento reciproco.

 

Unità Cinofile Steel Dogs Padova

Intervista al vicepresidente dell’associazione USC STELL DOGS
Federico Santello – a cura di Chiara Redaelli Spreafico

  • Quando è nata la vostra associazione?      

15.01.2002

  • Può farmi una breve storia?

L’associazione nasce con la denominazione “Il Gelso” (modificato in Steel Dogs Padova odv nel luglio 2019) ed è stata fondata da un gruppo di appassionati di cinofilia che, forti della passione e dell’amore per i cani e motivati dalle esperienze fatte nell’ambito della cinofilia, hanno voluto mettere a disposizione della comunità civile l’esperienza maturata. E’ così iniziato un percorso per la formazione e l’impiego di unità cinofile professionalmente preparate per la ricerca di dispersi sotto macerie e in superficie.

Nel corso degli anni il gruppo è aumentato ed oggi conta una ventina di volontari che provengono da diversi comuni della Provincia di Padova e Venezia.

Nel corso degli anni l’associazione è diventata punto di riferimento della cinofilia da soccorso aderendo ad associazioni nazionali ed internazionali impegnate nell’analogo settore.

Per quanto riguarda le emergenze, oltre alle numerose ricerche di dispersi che annualmente vengono svolte in ambito locale, l’associazione si è distinta per la partecipazione alle due emergenze nazionali del 2009 e del 2016 quando, attivate dal Dipartimento Nazionale della Protezione Civile, le nostre unità cinofile sono intervenute in occasione del terremoto che ha colpito L’Aquila e, successivamente, il centro Italia.

Nel 2009 l’associazione ha ottenuto dalla Regione Veneto e dal Dipartimento il riconoscimento di associazione di Protezione Civile. Ciò ha comportato l’assolvimento di maggiori oneri formativi dei volontari che vengono avviati anche a  frequentare appositi corsi di formazione di Protezione Civile per arricchire la preparazione e la capacità operativa in emergenza.

La preparazione e l’addestramento delle unità cinofile richiedono impegno, costanza e dedizione, un duro lavoro sia per il cane che per il suo conduttore che dura per tutta la vita dell’animale. Oltre ai 3 addestramenti settimanali, l’associazione partecipa a numerose esercitazioni e stages nazionali ed internazionali per poter formare unità cinofile pronte a rispondere in modo efficace ed esaustivo alle emergenze.

Per questi motivi Steel Dogs Padova odv, grazie anche al sostegno del Comune di Padova, si è dotato di una struttura addestrativa che comprende anche un campo macerie curato nei minimi dettagli e continuamente arricchito di nascondigli e situazioni assolutamente realistiche.

Steel Dogs Padova odv, in quanto organizzazione di Protezione Civile, è attivamente presente con i suoi volontari anche nelle emergenze che non sono strettamente collegate all’impiego delle unità cinofile ma che richiedono la nostra disponibilità per l’assistenza alla popolazione.

Nelle attività di promozione svolte sia direttamente sia su richiesta degli uffici di Protezione Civile delle varie amministrazioni pubbliche, particolare attenzione viene dedicata agli alunni delle scuole con lezioni specifiche sia presso i plessi scolastici sia nel nostro campo di addestramento, questo per sensibilizzare i bambini su che cosa vuol dire avere un cane ed occuparsi di esso e su come il cane può essere impiegato nel sociale.

Inoltre, su richiesta della Provincia di Padova – Settore di Protezione Civile – i nostri volontari svolgono ogni anno attività formativa nei confronti delle migliaia di volontari di protezione civile preparandoli nello specifico settore della ricerca dei dispersi in superficie ed uso della strumentazione connessa.

Tutte le attività vengono svolte in modo gratuito e la nostra fonte di sostegno è costituita esclusivamente da donazioni di privati e da autotassazione.

La componente sportiva della nostra attività è funzionale al mantenimento operativo delle nostre unità cinofile e, con questo spirito, alcuni di noi partecipano a gare nazionali ed internazionali di cinofilia da soccorso. Così nel 2016 la nostra associazione ha conseguito anche l’importante traguardo di vincere in Romania il Campionato Mondiale per cani da soccorso – specialità di ricerca in superficie – diventando, in questo modo, uno dei punti di riferimento della cinofilia da soccorso e dimostrando competenza e capacità operative. Un forte impegno portato avanti dai volontari del gruppo con passione, devozione, sorretto sempre da un forte amore per i cani, oltre che da un notevole senso civico.

Attualmente il nostro gruppo è formato da una ventina di unità cinofile sei delle quali sono operative, altre a riposo ed altre sono formate da cuccioli appena inseriti.

  • Qual è e quanto dura il percorso di formazione?

Non esiste un percorso formativo standard, esiste una valutazione iniziale delle attitudini di cane e conduttore che dura alcuni mesi al termine della quale il gruppo e l’aspirante si prendono l’impegno reciproco di intraprendere un percorso formativo che durerà quanto la vita dell’animale. Parallelamente ci sarà un percorso formativo del conduttore/volontario di protezione civile.

  • Qual è il metodo che viene applicato affinché si crei un’affinità tra conduttore e cane?

Non esiste un metodo definito e sempre uguale perché ogni conduttore ed ogni cane sono soggetti diversi. L’affinità cane/conduttore si crea nelle cose semplici della vita di ogni giorno, avendo cura di far crescere nell’ausiliario la capacità di divertirsi, di essere curioso e desideroso di apprendere a tal punto di vincere anche le proprie paure, di essere innamorato del proprio conduttore e socievole con tutti (persone ed animali). Nel campo di addestramento verranno poi pensati e creati esercizi specifici che, inseriti in contesti che simulano quelli reali, permetteranno al binomio di applicare le proprie competenze così da raggiungere il risultato finale che è quello di lavorare “l’uno per l’altro” ritrovando i dispersi.

  • Quali caratteristiche deve avere un cane per poter diventare un componente di unità cinofila? 

Deve essere un cane docile ed aperto agli stimoli che provengono dal mondo in cui vive, curioso, con tempra e temperamento, socievole.

  • Ci sono delle razze più predisposte?

Il concetto di razza ed il relativo prodotto che ne deriva è stato creato dall’uomo per catalogare morfologicamente e funzionalmente i cani selezionati nel tempo. Nel percorso di selezione sono presenti anche i cd. cani da utilità (pastore, guardiania, difesa, ecc.) che sono tra i più utilizzati nel soccorso. Ogni razza ha delle peculiarità specifiche per l’uso a cui sono destinati e che derivano da una selezione lunga ed accurata promossa dagli allevatori e, per questo si tende a scegliere cani di una determinata razza piuttosto che un’altra. Tuttavia non sono mai state selezionate specifiche razze per la ricerca dispersi e pertanto si usano quelle che, per caratteristiche intrinseche, meglio si adattano a questa disciplina. Tuttavia avere “un cane di razza” non equivale ad avere un cane da soccorso e, per questo, devono essere valutate attentamente le attitudini del cucciolo e del conduttore prima di intraprendere l’intenso percorso addestrativo. Le razze oggi più utilizzate sono il labrador retriever, il golden retriever, il border collie, il pastore tedesco ed il pastore belga malinois, ed altre ancora.

  • Dalla vostra esperienza tutti i cani che iniziano questo percorso riescono a diventare operativi?

Ci sono diversi fattori che nell’addestramento di un binomio da soccorso possono emergere come criticità, alcuni dovuti al cane altri al conduttore. Poiché non si tratta di un gioco ma di un servizio impegnativo non tutti i binomi raggiungono l’operatività e di questi alcuni si ritirano altri continuano nel percorso di maturazione che consentirà migliori risultati magari con l’addestramento di un secondo cane.

  • Quali gli elementi favorevoli e quali le eventuali problematicità legate al fatto che si crei una profonda sintonia d’intesa tra i due membri dell’unità cinofile? 

Nel binomio da soccorso è fondamentale l’intesa, la complicità tra conduttore e cane tanto che il cane da soccorso lavora solo con il suo conduttore e non con altri. Il risultato di uno dipende dalla fattiva collaborazione e sintonia dell’altro. Il mancato “scoccare della scintilla” tra i due impedisce l’esistenza del binomio da soccorso. Quando lavori con il tuo cane libero, lontano qualche centinaio di metri, fuori vista ed udito, l’unica cosa che lega lui a te e viceversa è “la scintilla” che rende stabile ed indiscutibile la fiducia reciproca che, qualunque cosa succeda, ci siamo l’uno per l’altro. E’ difficile definire cosa significhi “scintilla” perché, come nella vita di coppia, è un vissuto che con pazienza viene costruito ogni giorno.

  • Da quanto tempo lei svolge questa attività?

Da 15 anni. 

  • Ci racconti la sua esperienza nel creare il legame profondo con il suo cane che serve per svolgere questo lavoro.

Alla base della scelta di diventare una unità cinofila da soccorso deve esserci una motivata scelta di base perché il cane è un impegno quotidiano che, in media, dura 12/13 anni.  E’ bene che la famiglia supporti tale scelta per evitare una gestione contrastante nei confronti dell’animale.

Oltre alla motivazione di base serve una buona volontà di apprendere e di mettersi in discussione perché si vivranno momenti felici ed anche delusioni.

Si deve essere consapevoli che con il cane, che non è un peluche, il rapporto viene costruito quotidianamente nelle piccole cose e nelle sessioni addestrative. Una cosa che non può essere evitata è il rapporto quotidiano con il proprio ausiliario. Il cane non può essere una sorta di “separato/abbandonato in casa”, ma va educato a gestire i momenti in cui “l’umano” non è presente od ha altro da fare. Il cane esige tempo, capacità di relazione e pazienza.

Il cane non conosce il concetto di eroismo (tipico degli umani appariscenti), il cane è fedele, il cane gioca, il cane caccia, il cane si riposa, il cane si nutre, il cane si relaziona con il proprio ambiente: spetta al conduttore fornire al proprio cane un ambiente dove egli con serenità possa fare tutto questo (ed altro) con lui.

Non ho trucchi del mestiere, ho solo desideri che, spero, incontreranno quelli del mio cane anche nei contrasti che possono accadere.

  • C’è stata un’azione di salvataggio che è stata particolarmente complicata o che le è rimasta particolarmente impressa e perché? Me ne può parlare?

Due terremoti, specialmente il primo, lasciano segni indelebili, io spero di aver dato il mio piccolo contributo nell’aiutare le persone. Non mi piace parlare di episodi singoli anche perché ero in emergenza con una squadra, la stessa squadra che ha addestrato il mio cane credendo in me e che mi ha supportato in ogni mia scelta di soccorritore. Nelle due grandi calamità ho superato difficoltà, ogni volta ho imparato cose nuove ma non ho dimenticato un solo istante di quello che ho vissuto e preferisco non parlarne.

  • Che consiglio vorrebbe dare alle persone che vorrebbero svolgere questa attività?

Consiglio di farsi tante domande e di provare a trovare risposte da chi ha esperienza, di avvicinarsi per gradi e conoscere questa disciplina prima di acquistare il cane, di conoscere e frequentare più gruppi prima di fare scelte di campo essendo consapevole che si tratta di un servizio e non di una vetrina.