Silvio Zurlini
Capo squadra dei VVF del Comando di Massa Carrara
1) Maia la prima cocker del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco. Perché la sua scelta è caduta proprio su questa razza? Come è avvenuto il vostro incontro?
Mi sono innamorato dei cani da ricerca quando li ho visti operare durante il terremoto del 2009 a l’Aquila. Mi sono messo in contatto con un collega di Livorno, Lazzerini Michele, che lavorava presso il comando di Pisa ed aveva addestrato una Labrador di nome Rubia. Io avevo una cockerina femmina, ha fatto una cucciolata dalla quale è nata Maia e, grazie a lui, nonostante lo scetticismo di molti, dopo tre anni siamo riusciti a conseguire il brevetto per la ricerca in superficie e sotto macerie, sostenendo l’esame presso la scuola di Volpiano a Torino.
2) Qual era il carattere di Maia e quando lei ha capito che potevate diventare un’unità cinofila?
Il carattere di Maia era meraviglioso, socievole e giocherellone; soprattutto le piaceva il gioco della ricerca. La mia inesperienza ha contribuito ad allungare i tempi per arrivare ad essere con lei per davvero un’Unità Cinofila. A poco a poco Maia ha raggiunto il livello degli altri cani e, in alcune situazioni, lo abbiamo anche superato: in quel momento ho capito che ce l’avevamo fatta ed eravamo una Unità Cinofila.
3) Come è avvenuto il suo percorso di addestramento?
L’addestramento è stato lungo e faticoso e la crescita di entrambi non è sempre stata rose e fiori; c’erano giornate nelle quali Maia essendo troppo giovane non era sempre concentrata. Poi è arrivato un giorno nel quale è davvero maturata e da lì non ha più perso un colpo, fino a quando non si è ammalata nel 2018.
4) Ci racconta la vostra esperienza durante il terremoto di Amatrice?
Amatrice, nonostante la drammaticità dell’evento, è stato il vero esame durante il quale è emerso che io e lei eravamo davvero diventati un’ Unità Cinofila: lei sapeva cosa fare ed io ero tranquillo perché’ vedevo che era diventata un “grande”cane e insieme eravamo un tutt’uno. In quel momento mi sono sentito orgoglioso e i sacrifici fatti fino ad allora sono stati tutti ripagati. Se io e te ci siamo conosciuti è proprio grazie a tutto questo lavoro. Mi ricordo le parole di un collega di Lucca, il quale non reputava Maia adatta a fare ricerca perché riteneva che solo i Malinos, come il suo cane, avrebbero dovuto essere i cani utilizzati da tutti i soccorritori. Dopo cinque giorni ad Amatrice mi disse: “Silvio conosci la mia opinione riguardo al Cocker, ma il miglior cane che ho visto lavorare in questo terremoto (e di cani ce n’erano tanti) è stata Maia, Chapo”.
5) Tra le tante operazioni svolte ne ricorda qualcun’altra in particolare?
Tra le tante ricerche di persone disperse in superficie, due operazioni sono rimaste indelebili: una è successa il 15 aprile del 2016 dove in un incidente alle cave di Carrara morirono due cavatori rimasti sotto una frana e insieme ad altre tre Unità Cinofile riuscimmo a circoscrivere la zona, dove poi vennero trovati i corpi. In riconoscenza del lavoro svolto alle cave la Fondazione Marmo donò ai vigili del fuoco un pick-up attrezzato per l’unità cinofila.
L’altra operazione si è svolta durante l’alluvione di Livorno nel 2017, dove fummo impegnati nella ricerca delle vittime portate via dall’acqua, situazione nella quale le condizioni di lavoro erano davvero estreme.
Grazie a Maia nel novembre del 2017, ho potuto poi frequentare, presso il comando di Pisa, il corso USAR. Il corso ha avuto ed ha ancora, la durata di due settimane. USAR è l’acronimo di URBAN SEARCH & RESCUE, ricerca e soccorso in ambiente urbano. E’ un acronimo internazionale, dove i vigili del fuoco di tutto il mondo, che appartengono a queste squadre, fanno un corso dove vengono usate attrezzature che non sono normalmente in dotazione ai vvf di partenza in soccorso ordinario, ma affidate a squadre appositamente addestrate all’utilizzo di tali strumenti. I livelli di formazione USAR sono tre, light medium e hard. Il corso light viene svolto da tutti i vvf e dura 8 ore, mentre per poter accedere al medium viene fatta una selezione. Quando si lavora in un cratere, vengono usati simboli e suoni uguali in tutto il mondo perché le squadre USAR M partecipano a missioni internazionali soprattutto per terremoti e grandi calamità. Per far capire alla gente chi siamo, noi siamo i vigili del fuoco che hanno lavorato all’hotel Rigopiano, al ponte Morandi di Genova, nei crolli ecc. Una squadra USAR e’ composta da 36 unità e 4 devono essere unità cinofile, altrimenti non possono partire. L’ USAR in Italia è stata inventata al comando di Pisa. Grazie a Maia ho potuto partecipare a questo corso e diventare così il primo vigile del comando di Massa Carrara ad avere questo brevetto, un vanto visto la selezione che viene fatta a priori. Ricordo con immenso piacere, che alla fine di quel corso si fece un’esercitazione con i colleghi della Campania, che stavano prendendo il brevetto con me, e quando videro all’opera Maia rimasero a bocca aperta. Gli istruttori nascosero infatti un figurante che simulava la vittima fuori dalla zona circoscritta come cratere e delimitato dal nastro bianco e rosso e Maia uscì dalla zona delimitata ed andò ad abbaiare in un caseggiato segnalando la vittima smascherando così quei “bastardi”, che ci avevano fatto uno scherzo, situazione che tuttavia nella realtà può verificarsi. Mi fecero tutti i complimenti, ma io mi ero fidato solo di Maia ed avevo fatto bene.
6) Quando non eravate al lavoro Maia viveva con lei? Come passavate il vostro tempo libero?
Il tempo libero con Maia era quello classico di un cane di famiglia: gite insieme, giornate al mare e al fiume; passeggiate e tanto allenamento. In 34 anni di lavoro come vigile del fuoco, ovvero il lavoro più bello del mondo, gli anni passati da cinofilo con Maia, sono stati i più belli. Maia, oltre a fare quello che nessuno aveva fatto, era diventata la mascotte del nucleo e delle scolaresche che facevano le visite in caserma: era dolcissima e a pensarci mi si strige il cuore. La mia reputazione e la nostra credibilità era tutta riposta nel naso di Maia ed era riposta bene. Se abbiamo avuto un po’ di popolarità è tutto merito suo.
7) Cosa le manca di più di lei adesso?
Quello che mi manca è soprattutto il suo sguardo: ci capivamo come si capiscono due migliori amici, non servivano parole, bastava uno sguardo e lei capiva quello che volevo. A me bastava che lei muovesse la coda, prima lentamente e poi più velocemente, per capire che aveva trovato qualcuno; poi arrivava l’abbaio; ecco il suo abbaiare quando trovava qualcuno era una melodia. Di lei mi manca tutto.