Mario Colombo
Presidente Frida’s Friends Onlus
1) Quando è nata l’Associazione Frida’s Friends Onlus e perchè ha deciso di fondarla?
L’Associazione nasce il giorno del mio compleanno, l’8 marzo del 2012, perchè volevo fortemente che fosse una cosa mia e che avesse una mia impronta. Essa deriva dalla mia grande passione per il mondo animale e la natura; sono sempre cresciuto in mezzo agli animali da compagnia vedendo la buona energia che essi emanano e quindi, dopo essermi documentato sulla Pet Therapy nata negli anni 60 in America e aver appurato che non fosse la classica moda americana del momento ma un qualcosa basato su dati scientificamente provati, ho deciso di intraprendere questa strada. In quel momento in Italia c’erano già altre realtà che si occupavano di questo ma posso dire dopo 14 anni di aver fatto un percorso con una mentalità un po’ diversa rispetto a quello che già c’era.
2) Da dove deriva il nome?
All’epoca Frida, uno schnauzer nano nero, era uno dei miei cani. Mi ha sempre fatto ridere per tutto: per come si muoveva, per come camminava, poi con il pelo color nero era un po’ l’alter ego di Calimero e ho voluto dedicare questo progetto a lei… come si dice quando un cane ti cambia la vita. Lei mi ha dato davvero tanto ed io ho cercato di fare la mia parte.
3) Quali benefici si possono avere nella relazione uomo-cane durante le attività di Pet Therapy?
I benefici sono innumerevoli principalmente quello di trovare un po’ di pace interiore. E’ stato provato scientificamente che anche solo la vista di un animale domestico aumenta le endorfine e fa calare lo stress. Ormai nelle pubblicità la figura del cane viene inserita dovunque perche’ ha un effetto rassicurante riportando alla “dimensione casa”. Oltre al cane riveste un ruolo di grande importanza anche il professionista e l’equipe che lo accompagna. Il cane e il gatto sono dei “catalizzatori”, cioè quelle figure che all’interno del set terapeutico riescono a farti aprire in modo più o meno semplice delle “porte” soprattutto a livello psicologico che altrimenti il medico non avrebbe aperto. Quindi sull’aspetto psichico gli interventi assistiti con gli animali hanno davvero una grande importanza e permettono di ottenere dei grandi risultati su tutto quello che è ansia, stress, ritrovare la cognizione di sè, ritrovare l’autostima e fare un percorso che possa agevolare i rapporti umani.
4)Quali cani impiegate per la vostra attività? Ci sono razze particolari che scegliete per esempio negli allevamenti o anche i cani provenienti dai rifugi possono lavorare in questo campo? Si fa un vero e proprio addestramento?
Può essere impiegato qualunque cane che abbia una buona energia cioè non esiste una razza prediletta, ma si lavora sempre sull’individuo; esistono infatti soggetti che hanno la propensione e l’indole adatta per essere inseriti in queste dinamiche e altri no e questa indole la si può trovare anche in cani non di razza. Nella nostra equipe abbiamo tanti cani meticci, io personalmente ne ho due che arrivano dalla Sicilia. Si lavora sempre su un aspetto di base che è la propensione del cane ad accettare le relazioni, dimostrandosi molto empatico e avendo la propensione ad essere toccato e maneggiato anche da persone che non fanno parte della propria famiglia. Se c’è questa indole di base si può lavorare, altrimenti non si può fare nulla, cioè non esiste un addestramento che permetta di formare un cane da Pet Therapy. Se un cane è molto empatico, dolce, equilibrato si inizia fin da cucciolo gradualmente a portarlo in mezzo alle persone e a farlo interagire con gli altri, facendogli fare tante esperienze in modo tale che sia sereno in tanti contesti differenti (a casa propria, in un negozio, in mezzo alla strada con altre persone….); bisogna enfatizzare tutte queste caratteristiche fino ai 2-3 anni di età del cane cioè fino a quando diventa completamente adulto. A quel punto si può capire se è un cane adatto a questo tipo di lavoro e in tal caso viene certificato da un veterinario esperto in IAA e pian piano introdotto nel set terapeutico. Bisogna comunque lavorare sempre tenendo conto del benessere animale: il cane non deve subire le relazioni con i pazienti ma deve essere in equilibrio con loro. Vanno pertanto controllati tutti i segnali di stress e tutte quelle situazioni che potrebbero scatenare delle esperienze negative compromettendo il suo percorso.
Nelle foto sopra: Maya salvata da un rifugio in Sicilia e diventata un cane da Pet Therapy.
5) Ci parla della vostra attività presso la Casa Pediatrica dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano?
Alla Casa Pediatrica abbiamo più di un progetto in essere. Il progetto più consolidato, chiamato “Cani in corsia”, è nato nel 2015 e si rivolge ai pazienti “di passaggio” della pediatria, cioè a tutti quei bambini presenti nel reparto per varie problematiche che vanno per esempio incontro al primo prelievo o alla prima visita, tutte quelle situazioni cioè ricche di ansia e stress. Nel caso di bambini ricoverati inoltre, poichè abbiamo la possibilità di vederli più volte, riusciamo a organizzare anche alcune attività più costruttive. L’altro progetto è invece dedicato alle adolescenti con disturbi del comportamento alimentare (DCA) ed è un progetto unico in Italia. Le ragazze rimangono ricoverate per una media di tre o quattro mesi e pertanto si instaura con loro un rapporto interpersonale molto forte e molto terapeutico. Si lavora sempre in sinergia con lo staff medico dell’ospedale proprio per capire le caratteristiche di questo tipo di utenza e riuscire a realizzare delle attività che siano adatte a queste pazienti, sempre con lo scopo di ridare serenità e portare a un recupero del proprio equilibrio personale. Un altro progetto unico in Italia, adesso terminato, è stato quello dedicato alle vittime del bullismo e del cyberbullismo. Nel 2018-19, sempre in collaborazione con la psicologa dell’ospedale Fatebenefratelli, abbiamo applicato la Pet Therapy a questo tipo di pazienti che avevano un po’ perso la voglia di vivere non volendo più uscire di casa, andare a scuola e che avevano una sorta di malessere nei rapporti interpersonali. Anche in questa circostanza, grazie sia alla nostra equipe sia all’amore incondizionato dei nostri animali che sono “non giudicanti”, siamo riusciti a fare del bene a questi soggetti.
6) Da tutti i dati raccolti è nato poi uno studio osservazionale?
Si esatto, insieme al Professor Luca Bernardo abbiamo deciso di dare una connotazione più scientifica alla nostra presenza in ospedale raccogliendo i dati di diversi casi sia di bambini che arrivavano in pediatria ad esempio per fare la prima visita, sia pazienti della DCA, sia pazienti psichiatrici che rimanevano ricoverati più a lungo. Questi dati hanno confermato i benefici ottenuti dalla Pet Therapy con il rilevamento di diminuzione del cortisolo e aumento della serotonina e delle endorfine con conseguente miglioramento dell’ansia e dello stress; si è addirittura osservata una diversa percezione del dolore perche’ quando si ha la mente concentrata su qualcosa d’altro di positivo, come per esempio un cane in cerca di coccole, anche la nostra sopportazione del dolore è completamente diversa.
7) Parlando adesso di anziani vi recate anche presso le RSA?
Si finalmente siamo tornati ad occuparci anche degli anziani perche’ durante il periodo del covid-19 non è stato più possibile recarci presso le RSA e tutti i nostri progetti sono stati bloccati. Lavoriamo in particolare con pazienti affetti da demenza senile e morbo di Alzheimer e chiaramente questo tipo di lavoro è molto diverso anche perchè questi soggetti sono quasi tutti sulla sedia a rotelle, difficilmente deambulano e pertanto bisogna scegliere con cognizione di causa il binomio giusto con il coadiutore giusto perchè non è detto che un cane bravissimo con i bambini lo sia anche con gli anziani.
8) Un’altra attività è quella presso gli aereoporti. Come si svolge?
Anche quello è stato un bel progetto durato due anni e finito nel 2017. Era un bando che aveva fatto la società degli aereoporti milanesi e prevedeva la nostra presenza sia a Malpensa che a Linate. Noi ci posizionavamo nel gate prima della partenza e in quella sala d’attesa c’erano tante situazioni di stress come ad esempio la paura di volare, cioè come si suol dire “c’era tanto pane per i nostri denti”. La nostra presenza veniva poi monitorata con dei questionari per controllare l’indice di gradimento del pubblico e le persone erano entusiaste.
9) Anche i gatti possono essere impiegati per la Pet Therapy? Avete creato qualche progetto che preveda la loro presenza?
Si abbiamo un progetto con i bambini ipovedenti all’Ospedale Niguarda che è iniziato nel 2019 e adesso alterniamo i cani con i gatti nel reparto di DCA. Tendenzialmente usiamo gatti di razza ragdoll, selezionata apposta per essere “maneggiata” e toccata, dimostrando una grande empatia con l’uomo. Bisogna trovare l’alchimia giusta. Le dinamiche nel set terapeutico sono molto diverse tra cane e gatto. A differenza di quello che avviene con il cane, il set terapeutico del gatto è una stanza chiusa, il gatto deve essere in libertà e avere tante confort zone, tanti punti cioè dove lui si può ritirare se dovesse trovarsi in una situazione di stress. Il gatto non è sempre il centro della seduta terapeutica: a volte si fanno attività dette “referenziali”, per esempio un disegno o un racconto, nelle quali il gatto c’è nel set terapeutico ma non è il centro della relazione, a volte compare e a volte no. Bisogna come dicevamo lavorare sempre nel mantenimento del benessere animale per cui il gatto può ritirarsi o farsi accarezzare in totale libertà.
10) Come si diventa operatori di Pet Therapy?
Bisogna andare da un ente certificato e fare i tre corsi (propedeutico, base, avanzato) seguiti da una tesi finale. Terminato questo percorso si diventa coadiutore del cane ( o del gatto, asino, del cavallo o coniglio), cioè colui che intrattiene rapporti con le persone insieme al proprio pet. Una volta che si è coadiutori si viene registrati ad un albo che si chiama Digital Pet di Regione Lombardia e si può iniziare a lavorare all’interno di un set terapeutico in equipe o anche da soli. Anche il cane o il gatto devono comunque essere certificati da un veterinario esperto in IAA che, oltre a certificare la salute dell’animale, certifica anche la sua propensione per poter essere inserito pian piano in set terapeutici.
11) Obiettivi per il futuro?
Da 14 anni siamo presenti in varie strutture come ospedali, aereoporti, scuole e RSA e adesso vorremmo avere un centro nostro; stiamo lavorando per creare Campus Frida recuperando un’area abbandonata che c’è qua in Brianza. Vorremmo poter diventare anche noi un ente certificato per formare nuovi coadiutori ma sopratutto continuare le terapie con quelle persone che ci hanno conosciuto negli ospedali e nelle RSA e che vorrebbero continuare questo percorso una volta dimessi.
Il percorso di Frida’s Friends raccontato qui brevemente è stato possibile, oltre alla mia visone e tenacia, grazie all’aiuto di sponsor come : Fondazione Arcaplanet, Fondazione Royal Canin e Purina.
Ma soprattutto grazie alle mie fantastiche collaboratrici che compongono L’equipe Frida’s Friends coordinata da Caterina, Chiara e Cristina. Grazie a tutte le coadiutrici che mi aiutano a creare e donare buone emozioni quotidiane!
Grazie a tutti del sostegno!